Le basi del “sabato per l’uomo” sono gli enigmi dell’anima dell’uomo finalmente risolti. Senza la risoluzione di questi enigmi è impossibile parlare correttamente del sabato, cioè dell’organismo sociale che dovrebbe conformarsi secondo l’organismo umano. Solo se nell’uomo la triarticolazione del pensare, del sentire e del volere ispirerà la triarticolazione dell’economia, del diritto e della cultura, si attuerà tale “sabato” sociale, secondo individualismo etico (o individuale epicheia).

Nereo Villa, Castell’Arquato 29/4/2015

RUDOLF STEINER

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ENIGMI DELL'ANIMA

Antropologia e antroposofia
Max Dessoir sull’antroposofia
Franz Brentano - In memoria
Ampliamenti relativi al contenuto di questo libro

2015 Edizione elettronica della prima edizione italiana
a cura di Nereo Villa

Titolo originale dell’opera: “Von Seelenrätseln”
Opera Omnia n. 21

INDICE
Prefazione
Antropologia e antroposofia
Max Dessoir sull’antroposofia
Franz Brentano - In memoria
Ampliamenti relativi al contenuto di questo libro
1 - La giustificazione filosofica dell’antroposofia
2 - Il comparire dei confini della conoscenza
3 - Dell’astrattezza dei concetti
4 - Un’importante caratteristica della percezione spirituale
5 - Sul reale fondamento del rapporto intenzionale
6 - Le connessioni fisiche e spirituali dell’entità umana
7 - La distinzione dell’animico dall’extra-animico ad opera di Franz Brentano
8 - Un’obiezione spesso sollevata nei confronti dell’antroposofia
9 - Nota conclusiva

***

Prefazione

I saggi raccolti in questo volume sono da me scritti per presentare qualcosa di ciò che credo di dover dire per una giustificazione della via di conoscenza antroposofica.

Nel primo, “Antropologia e antroposofia”, cerco di mostrare in una breve esposizione come una vera osservazione scientifico-naturale non solo non sia in alcuna contraddizione con quello che io intendo con “antroposofia”, ma anzi come la sua via scientifico-spirituale debba risultare un’esigenza necessaria per i mezzi di conoscenza della prima. Ci dev’essere una scienza spirituale antroposofica, se le conoscenze antropologiche della scienza naturale vogliono essere ciò che pretendono di essere. O i motivi per l’esistenza di un’antroposofia sono giustificati, o neppure si può attribuire alle concezioni scientifico-naturali alcun valore di verità. Questo mi sforzo di esprimere nel primo saggio, in una forma che, anche se già impostata, non si trova ancora nei miei scritti sino ad ora pubblicati.

Ammetto di non aver avuto alcun personale desiderio di scrivere il secondo saggio “Max Dessoir sull’antroposofia”. Ho dovuto farlo perché, tralasciandolo, in alcune cerchie sarebbe potuta sorgere l’errata opinione che il rappresentante dell’antroposofia non osi cimentarsi in una discussione scientifica con i rappresentanti di altri tipi di pensiero. Lascio senza risposta molti attacchi all’antroposofia non solo perché non considero mio compito la polemica in questo campo, ma perché la maggior parte di questi attacchi mancano in larga misura della serietà necessaria per una fruttuosa trattazione in questo ambito. Anche chi attacca credendo di dover combattere 1’antroposofia per motivi scientifici spesso ignora quanto non siano scientifiche le sue obiezioni nei confronti del pensiero scientifico che l’antroposofia giudica per sé necessario. Mi duole enormemente che il saggio su Dessoir [Max Dessoir (1867-1947), fu professore di filosofia a Berlino e direttore della “Zeitschrift für Aesthetik und allgemeine Kunstwissenschaft” - ndc] non sia potuto essere come lo avrei volentieri fatto. Sarei volentieri entrato in discussione sul tipo di rappresentazione che professa il Dessoir da un lato, e su quella antroposofica dall’altro. Invece la “critica” dessoiriana mi ha costretto a mostrare come egli presenti al suo lettore una caricatura delle mie opinioni, per poi parlare non di queste, ma di ciò che lui ha presentato, e che con le mie opinioni non c’entrano. Ho dovuto mostrare come Max Dessoir “legge” i libri a cui da’ battaglia. Per questo il mio saggio è pieno di argomenti su cose che possono sembrare pignolerie. Ma come si può procedere diversamente, se le pignolerie sono necessarie per presentare la verità? Se Max Dessoir ha il diritto di screditare l’antroposofia da me rappresentata, inserendola in correnti di pensiero di cui dice che sono “un miscuglio di false spiegazioni di dati processi animici [cfr. M. Dessoir: “Vom Jenseits der Seele”, Stuttgart 1917, pag. VI] e di residui falsamente valutati di una scomparsa visione del mondo”, rimetto al giudizio dei lettori del mio scritto, che ne dedurranno quanto questo “critico” abbia potuto capire delle mie opinioni, dal modo in cui ha letto i miei libri (in merito ad altri scritti e articoli di avversari si veda la “Nota conclusiva” alla fine di questo libro. In sostanza trovo che non sia consono alla serietà del nostro tempo addentrarsi in polemiche del genere di quella a cui sono stato costretto nel caso di Max Dessoir. In questo caso non potuto esimermi dal rispondere alla provocazione contenuta in un simile attacco).

Del terzo saggio, “Franz Brentano - In memoria”, devo dire il contrario. Scriverlo è stato per me un profondissimo bisogno. Se mi dolgo di qualcosa al riguardo, è di non averlo potuto scrivere tanto tempo fa, e di non aver tentato di sottoporlo ancora al Brentano. Ma benché io sia un assiduo lettore degli scritti del Brentano da lungo tempo, solo ora l’opera di tutta la sua vita mi è apparsa davanti all’anima in modo da paterne rilevare il rapporto con l’antroposofia, così come avviene in questo scritto. La scomparsa dell’uomo venerato mi ha spinto a rivivere nel pensiero quest’opera di tutta una vita; le idee sulla stessa solo ora sono giunte alla preliminare formulazione che è alla base del mio saggio.

Ho aggiunto a questi tre saggi “Ampliamenti relativi al contenuto di questo scritto” che presentano risultati della ricerca antroposofica. Le circostanze del presente [allusione di R. Steiner ai disordini della prima guerra mondiale - ndr] fanno sì che in queste esposizioni accenni a risultati che effettivamente necessiterebbero di un esame molto più esteso di quanto sino ad ora non sia avvenuto, sia pure in parte, nelle mie conferenze. In queste esposizioni indico alcuni dei fili scientifici che devono essere tirati dall’antroposofia alla filosofia, alla psicologia ed alla fisiologia.

Potrebbe ben sembrare che oggi gli interessi dell’uomo debbano andare in una direzione diversa da quella in cui si muovono queste osservazioni. Credo comunque che esse non solo non distolgano dall’immediato presente, ma anzi che ciò che vi si trova serva proprio a questo presente, grazie ad impulsi che hanno nessi forse di minor risalto diretto, ma che in compenso sono tanto più forti per le esperienze odierne.

Rudolf Steiner
Berlino, 10 settembre 1917