REINCARNAZIONE DI ZARATUSTRA - DINAMICHE

 ESCAPE='HTML'

Il mistero di Gesù nelle sue due genealogie sono la massima espressione artistica celata nella comprensione dei vangeli. I più grandi artisti dell’antichità conoscevano queste cose. L’occhio di chi osserva in modo libero e spregiudicato i vangeli può pertanto giungere a tale conoscenza. Mi sono sempre meravigliato del perché Vittorio Sgarbi non ne abbia mai parlato. Sono però certo che egli saprà apprezzare questa pagina, che voglio dedicargli. Si tratta infatti di una conoscenza che fu motivo di capolavori pittorici già al tempo di Raffaello (1483-1520). In quei dipinti sono raffigurati Maria, la madre di Gesù, Gesù bambino, più altri DUE bambini. Tutti e tre questi bambini hanno l’aureola. Perché? Chi sono? Uno è Giovanni, il figlio di Elisabetta, vale a dire colui che sarà il battezzatore di Gesù. Gli altri due sono i due bambini Gesù, uno della genealogia di Matteo, l’altro della genealogia di Luca.
Probabilmente per molto tempo ancora i due bambini Gesù sembreranno una stranezza più scandalosa della contraddizione fra i due vangeli. Ma quanto più chiaramente sarà riconosciuta la dualità polare dei due racconti della natività, e delle due entità che si trovano al centro di quei racconti, cioè quanto più chiaramente apparirà il prodigio della PROVVIDENZA che sta a fondamento di tale dualità, tanto più naturale apparirà infine anche l’idea dei due bambini Gesù.
Ma come avvenne il fatto?
Il fanciullo Gesù doveva avere in sé un’entità del tutto speciale affinché, nei primi dodici anni della sua vita, potesse irradiarne forze che, accolte nell’involucro astrale (leggi “involucro in moto” oppure “corpo astrale”; cfr. cap.: “UN NUOVO MODO DI VEDERE”) avrebbero avuto poi quella potenza di RINGIOVANIMENTO DI TUTTO IL BUDDISMO. IL VANGELO DI LUCA CONTIENE IL BUDDISMO IN FORMA NUOVA, cioè IL BUDDISMO RINGIOVANITO; ecco perché esprime in forma spontanea e comprensibile a tutti, anche alle anime più semplici, la religione della compassione e dell’amore. L’entità che si sviluppa nel bambino Gesù dalla nascita fino al dodicesimo anno è dunque NON un essere umano ordinario, ma un essere del tutto speciale e che poi è in grado di irradiare in quel suo involucro astrale, destinato a distaccarsi, tutte le forze che producono tale RINGIOVANIMENTO.
Per avere un’idea di come possa accadere che un bambino agisca sui suoi involucri (corpo astrale, corpo eterico, corpo fisico) (ibid.) in modo del tutto diverso da quanto avviene in condizioni in condizioni normali, occorre rappresentarsi innanzitutto cosa avviene nelle condizioni normali: nella vita umana normale dalla nascita fino ai 20, 30, 40 anni, le forze embrionali del nascituro si manifestano in modo germinale, così che il bambino cresce tanto materialmente quanto immaterialmente, dato che anche le forze della sua attività interiore vanno sviluppandosi sempre di più. Per capire l’importanza di un fatto come questo bisognerebbe cercare di immaginare con chiarezza cosa succede nei bambini quando a poco a poco si sviluppano in loro le forze del sentire e quelle del pensare. A 7, 14 e 21 anni, in ogni uomo si manifestano SEMPRE forze che prima non esistevano, o che appaiono in misura maggiore di prima. In questa rappresentazione di fatti ho posto l’attenzione sul mero decorso normale della vita umana. Si provi ora a pensare ad una condizione invece del tutto diversa. Cosa accadrebbe se per esempio si volesse dare a un nascituro la possibilità di svilupparsi non come avviene di solito nel nostro ciclo di evoluzione? Supponendo che, ad arte, si voglia dare a un nascituro la possibilità di cogliere con freschezza tutta infantile, forza creativa e inventiva, ciò che gli altri imparano di solito fra il dodicesimo e il diciottesimo anno, non dovremmo lasciarlo crescere come di solito crescono gli altri bambini!
Ovviamente l’ipotetico seguente esperimento è fatto solo in modo immaginativo e non va attuato, né inteso come un ideale educativo.
Se dunque si volesse fare di un uomo uno spirito particolarmente inventivo, creativo e produttivo, che sappia non solo vivificare il suo pensare ma che in età più avanzata sia poi in grado di svilupparlo portandolo ad una produttività superiore, bisognerebbe innanzitutto impedire che a sei o sette anni questo bambino incominci le scuole elementari incamerando nozioni e studiando come studiano gli altri bambini. Si dovrebbe, anzi, cercare di insegnargli il meno possibile di quanto generalmente si insegna a quell’età. Lo si dovrebbe tenere in un clima di giochi infantili fino al decimo o all’undicesimo anno, offrendogli il minor numero possibile di nozioni scolastiche, così che, possibilmente, a otto o nove anni egli non sappia ancora leggere o fare calcoli. Solo a quel punto, verso l’ottavo o il nono anno bisognerebbe iniziarlo a ciò che generalmente si insegna ai bambini verso il sesto o settimo anno. In tal caso le forze umane si svilupperebbero in tutt’altro modo e l’attività interiore del bambino userebbe in modo diverso ciò che ora apprende. Un bambino del genere conserverebbe fino al decimo o all’undicesimo anno, le forze infantili, altrimenti soffocate dall’insegnamento normale. In tal modo il piccolo sarebbe in grado di immergersi con una forza di apprendimento molto più viva nelle cose che gli si insegnano, ed egli le afferrerebbe in tutt’altro modo. Con questo mezzo, le sue facoltà si trasformerebbero in modo particolarmente produttivo. A questo scopo, si dovrebbe perciò mantenere infantile a lungo un bambino. Chi sa vederlo può osservare che l’involucro astrale materno, che si distacca a partire dalla pubertà, ha in sé forze fresche e giovanili diverse dalla norma.
E, a proposito di Gesù fanciullo, è proprio un involucro astrale materno come questo che poteva essere utilizzato da un’entità come il corpo spirituale del Budda (in sanscrito nirmanakaya). Ma chi sa vederlo? Oggi si preferisce CREDERE. Anziché provare a vedere, si preferisce credere ad allucinazioni come quella della doppia genealogia di Gesù. Chi sa vedere questa realtà spirituale può osservare che per mezzo di un esperimento come quello sopra accennato si otterrebbe non soltanto il prolungamento del tempo dei giochi infantili descritto, ma pure che talune forze infantili penetrassero nell’involucro astrale materno e potessero poi essere adoperate da un essere che, operando da altezze spirituali, potrebbe nutrirsene e ringiovanire.
Ovviamente, ripeto, gli uomini non dovrebbero fare un simile esperimento, dato che ciò che ho esposto non è un ideale educativo. Oggi gli uomini devono lasciare ancora certe cose nelle mani degli “dei”, perché gli dei sanno farlo, mentre gli uomini non lo sanno ancora fare nel modo giusto. Se ci capita di sentir dire che una data persona, destinata più tardi ad agire in modo fecondo in un dato campo, si è per lungo tempo mostrata deficiente, o che per molti anni è stata ritenuta sciocca, e soltanto più tardi si è sviluppata: allora - per intenderci - vuol dire che gli “dei” hanno fatto un esperimento simile, conservando a quell’individuo l’infantilità, più a lungo del normale, e facendogli apprendere solo più tardi ciò che normalmente si impara prima. E se per esempio dei bambini sono molto svegli e capiscono facilmente ciò che si racconta loro, mentre a scuola non vogliono far nulla, questo è un caso in cui gli “dei” fanno l’esperimento di cui ho accennato.
Qualcosa di simile - ma su scala infinitamente più vasta - doveva accadere a Gesù, che stava crescendo, e che più tardi doveva cedere al nirmanakaya, cioè al corpo spirituale del Budda, un involucro astrale materno così immensamente fecondo. E ciò accadde effettivamente.
Alla coppia di genitori di cui parla il vangelo di Luca nacque un bambino di natura del tutto speciale, un bambino che portava già in sé forze giovanili infantili e specialissime, e che era in grado di conservarle fresche e sane in tutti i sensi e con lo stesso grado di intensità.
L’uomo elabora nel suo sviluppo personale dalla nascita alla morte fino ai sette anni innanzitutto il suo corpo fisico. Poi, nei sette anni successivi, cioè dal cambiamento dei denti fino alla maturità sessuale, elabora principalmente il suo corpo vitale o eterico (ibid.), e soltanto allora ha inizio il libero sviluppo del suo corpo astrale (ibid). Nel corpo fisico e nel corpo eterico speciali, che erano stati preparati per la nuova incarnazione di Zaratustra mediante tutta la serie di generazioni iniziate con Abramo, l’evoluzione del fisico e l’evoluzione dell’eterico raggiunsero il loro compimento. Più tardi però, quando fu compiuto lo sviluppo del corpo eterico di Zaratustra, non gli bastò più quanto era stato preparato, e dovette iniziare lo sviluppo del corpo astrale. Ebbe luogo allora quel grandioso e misterioso fatto che occorre comprendere per poter afferrare il mistero del Cristo Gesù. Durante l’infanzia, l’individualità di Zaratustra si sviluppò tanto nel corpo fisico quanto nel corpo eterico del Gesù del vangelo di Matteo. E si sviluppò fino al dodicesimo anno perché in questa individualità, anche in virtù del clima, il momento che nei nostri paesi corrisponde ai quattordici, quindici anni, fu anticipato. Dunque a dodici anni egli aveva raggiunto il massimo sviluppo del suo corpo fisico e del suo corpo eterico debitamente preparati. Allora l’individualità di Zaratustra abbandonò effettivamente il corpo fisico e il corpo eterico di cui ci parla il vangelo di Matte, e passò nel Gesù del vangelo di Luca. Nel vangelo di Luca, col racconto di Gesù dodicenne nel tempio, si intende effettivamente dire quanto segue: nel momento in cui il bambino Gesù si presenta improvvisamente ai suoi genitori in modo che questi non lo possono più in alcun modo comprendere (Lc 2,50), cioè i modo che egli è diventato addirittura un altro, in quel momento nella sua interiorità penetra l’individualità di Zaratustra, la quale fino ad allora aveva compiuto la propria evoluzione nel corpo fisico e nel corpo eterico del Gesù salomonico (discendente cioè dalla linea regale di Salomone, di cui parla Matteo, mentre il Gesù “natanico”, discendente dalla linea sacerdotale di Natan è quello di cui parla Luca).
FATTI SIMILI POSSONO ACCADERE NELLA VITA, ANCHE SE ALLA NATURA PROFANA DEL MATERIALISMO CIÒ POSSA APPARIRE INCREDIBILE. IL PASSAGGIO DI UN’INDIVIDUALITÀ DA UN CORPO AD UN ALTRO CORPO PUÒ EFFETTIVAMENTE AVERE LUOGO. E qualcosa di simile ebbe luogo quando l’individualità di Zaratustra abbandonò il corpo originario e penetrò nel Gesù del vangelo di Luca, nel quale il corpo astrale ed il veicolo dell’io erano stati appositamente preparati.
Così, dal dodicesimo anno in poi, Zaratustra poté proseguire la propria evoluzione nel corpo astrale e nell’io del Gesù natanico, preparati a questo scopo. Questo fatto è narrato dal vangelo di Luca in modo grandioso, là dove si parla dello straordinario portento di Gesù dodicenne, che siede nel tempio fra i dottori e dice cose mirabili (Lc 2,46-47). Come poté far questo il Gesù della linea natanica? Poté farlo perché in qul momento l’individualità di Zaratustra era penetrata in lui. Fino al dodicesimo anno Zaratustra non aveva dimorato in quel fanciullo che era stato condotto a Gerusalemme. Ecco perché la trasformazione del suo carattere è talmente grande che quando i genitori, ritrovano il loro figlio seduto fra i dottori non lo riconoscono.
Si tratta dunque di due coppie di genitori chiamate ambedue Giuseppe e Maria (in quell’epoca molti portavano quei nomi), e di due Gesù bambini. I due bambini crescono e si sviluppano uno vicino all’altro fino al loro dodicesimo anno.
Certamente di fronte a fatti come questi lo spiritualismo materialistico dei cattolici non può riuscire a capire e quindi molti preti e monsignori si stracciano le vesti come gli antichi sacerdoti del sinedrio di fronte al pensiero dei due bambini Gesù: «Nel suo “Breve storia dell’anima” (Ed. Mondadori, Milano 2003), Gianfranco Ravasi scrive: “Al fine del nostro discorso, ricorderemo che Steiner distingue nell’uomo una natura fisica, una “eterica”, una astrale e, infine, l’io. Nella morte si depone l’involucro fisico e, pochi giorni dopo, anche la natura eterica. A quel punto segue un periodo di purificazione nel mondo delle anime, al cui termine si depone anche la natura astrale. L’io rimasto cresce come un seme per un arco di tempo che oscilla tra i cinquecento e i mille anni. Riceve poi una nuova natura astrale ed eterica e si reincarna in un nuovo corpo fisico. Cristo, apparso nella quinta delle sette ere cosmiche, vive invece una particolare duplice “incarnazione”. Egli infatti si presenta in due Gesù, il Gesù-Salomone e il Gesù-Natan: essi si unificano al momento della disputa con i dottori della Legge nel tempio di Gerusalemme (Lc 2, 41-50). Sulla croce egli depone il corpo di questo Gesù unificato e diventa lo spirito della terra e della natura fisica ed eterica degli uomini, apparendo ai suoi discepoli come luce. Una cristologia, quindi, “reincarnazionista” piuttosto estrosa e bizzarra” (pp.57-58).
Sono invece queste affermazioni di Ravasi a risultare estrose e bizzarre. Secondo Steiner, infatti 1) il Cristo non è “apparso nella quinta delle sette ere cosmiche”, bensì nel quarto “periodo di cultura” (quello “greco-latino”) della quinta “epoca di civiltà” dell’evoluzione terrestre (detta “post-atlantica”); 2) l’entità divina del Cristo si è fatta “carne” nel Gesù “unificato” al momento del battesimo nel Giordano, e non ha pertanto vissuto “una particolare duplice incarnazione”, né si è presentata “in due Gesù”; 3) i due bambini Gesù non sono un “Gesù-Salomone” e un “Gesù-Natan” (cosa che potrebbe far pensare che Salomone e Natan fossero le loro rispettive precedenti incarnazioni), bensì sono un Gesù “salomonico”, discendente cioè dalla linea regale di Salomone (di cui parla Matteo), e un Gesù “natanico”, discendente cioè dalla linea sacerdotale di Natan (di cui parla Luca); 4) il Risorto non diventa lo spirito “della natura fisica ed eterica degli uomini”, bensì prende a inabitare quale “Io-sono” o Io universale (quale Io dell’intera umanità) l’Io individuale: vale a dire, il cuore di ogni essere umano (agendo da qui sul corpo fisico ed eterico); 5) è “reincarnazionista” la gesuologia, ma non la cristologia. Le ripetute vite terrene riguardano infatti i due bambini Gesù (o, più propriamente, solo quello del Vangelo di Matteo), ma non l’entità divina del Cristo (il cui farsi “uomo” è unico e irripetibile).
Ma c’è dell’altro. Riferendosi a coloro che cercano di “far concordare e coesistere la metempsicosi con il messaggio cristiano”, Ravasi afferma: “Il carattere irripetibile e “identitario” della persona umana e la compattezza intima ed esistenziale tra anima e corpo rendono difficilmente praticabile una concordanza tra le due concezioni” (p.58).
Ora, a parte il fatto che la dottrina della “metempsicosi” (secondo la quale l’anima umana potrebbe “trasmigrare” anche in un corpo non umano) è una versione decaduta o degenere di quella delle “ripetute vite terrene”, occorre rilevare che l’appello alla “compattezza intima ed esistenziale tra anima e corpo”, se è scontato da parte di un materialista (di un Remo Bodei, ad esempio, che teorizza l’“io corporeo”), stupisce invece da parte di un cattolico.
Infatti, delle due, l’una: o la “compattezza” è tale da non consentire all’anima di separarsi dal corpo, e allora alla morte di questo non sopravvive alcunché; o l’anima, a dispetto della “compattezza”, riesce a separarsi dal corpo e a sopravvivere alla sua morte, e allora si ripresenta tale e quale il problema: quest’anima separata dal corpo ritorna o no sulla terra?» (cfr. Osservatorio Scientifico Spirituale).
Il Gesù della linea natanica era dotato di una straordinaria interiorità. Poco abile nell’assimilare le nozioni esteriori, era invece dotato di una grande e profonda interiorità e di un’infinita capacità di amore, perché nel suo corpo eterico viveva quella forza che originava dall’epoca in cui l’uomo non era ancora disceso in un’incarnazione terrestre, ma conduceva un’esistenza divina. L’esistenza divina viveva in quel Gesù come capacità infinita d’amore. Questo bambino era perciò poco adatto ad assimilare ciò che normalmente gli uomini assimilano mediante lo strumento del corpo fisico; d’altra parte la sua attività interiore era grandemente e straordinariamente pervasa di calore e di amore. In lui c’era qualcosa che costituiva una specie di indizio per coloro ai quali era nota la sua immensa e profonda interiorità. In altre parole, ciò che normalmente si risveglia negli esseri umani quando sono a contatto col mondo esterno, il Gesù del vangelo di Luca lo conosceva già. E quando i genitori trovano Gesù nel tempio è già Zaratustra stesso a parlare attraverso di lui. Zaratustra, naturalmente, aveva assimilato tutte le facoltà che si possono assimilare con l’uso dello strumento corporeo fisico-eterico e, dovendo cercare la discendenza salomonica, aveva dovuto cercare quella corporeità preparata per lui; gli occorrevano infatti quelle potenti forze massimamente sviluppate in quella corporeità. Da qui trasse tutto quanto poté assimilare, e lo congiunse con quanto originava dall’interiorità del Gesù di Luca, anch’esso discendente da un’epoca in cui l’uomo non era ancora entrato in un’incarnazione terrena. Le due correnti così si unirono.
Non furono soltanto i genitori del Gesù di Luca ad accorgersi di una speciale trasformazione del loro bambino e a scoprire in lui qualcosa che prima non conoscevano; questa trasformazione si palesa anche esteriormente. Quando infatti il Gesù bambino è ritrovato dai suoi genitori seduto nel tempio fra i dottori, il vangelo di Luca ci dice che egli discese con loro e tornò a Nazaret (Lc 2,51). E Gesù progrediva in robustezza fisica, in nobili attitudini e in sapienza (Lc 2,52). Per quale motivo sono enumerate queste tre qualità? Perché di queste tre qualità egli poteva appropriarsi in modo peculiare, ora che il lui era presente l’individualità di Zaratustra.
Queste tre parole sono ordinariamente tradotte nel vangelo così: “E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. MA NON OCCORRE UN VANGELO PER DIRCI CHE UN RAGAZZO DODICENNE PROGREDISCE IN ETÀ! In altre traduzioni troviamo: “E Gesù progrediva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini”. Questo però non è il significato giusto; il significato è che ORA NEL GESÙ BAMBINO NATANICO È PRESENTE UN’INDIVIDUALITÀ CHE NON È PIÙ, COME PRIMA, SOLTANTO INTERIORE E PRIVA DI OGNI MANIFESTAZIONE ESTERIORE, MA CHE ESSENDOSI SVILUPPATA IN UN CORPO FISICO PERFETTO, SI MANIFESTA ORA ANCHE NELLA BELLEZZA FISICA ESTERIORE. Ed anche quanto è sviluppato soprattutto nel corpo eterico, vale a dire le abitudini assimilate ed elaborate durante la vita nel corpo eterico, non esistevano in origine nel Gesù natanico: nel Gesù natanico era presente una grande capacità di amore su cui si poteva continuare a edificare, ma questa facoltà di amore era come chiusa in sé e non poteva esteriorizzarsi nelle abitudini. Quando però in quel bambino penetrò l’altra interiorità che portava in sé le forze della crescita del corpo fisico e del corpo eterico, allora fu possibile che l’interiorità si estrinsecasse, cioè che le abitudini si manifestassero, effondendosi nel corpo eterico. E questa è la seconda qualità in cui il Gesù bambino progredì. La terza qualità, la sapienza, è qualcosa di più ovvio. Il Gesù del vangelo di Luca non era sapiente; era solo un essere dotato di infinita capacità d’amore; ma la sapienza poté manifestarsi in lui perché l’individualità di Zaratustra lo aveva permeato.
Una personalità abbandonata dal suo io, e a cui rimangono ancora soltanto i tre involucri corporei (corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale), può vivere ancora per qualche tempo. Nel Gesù salomonico, però, gli involucri corporei, rimasero malaticci, e poco tempo dopo quel bambino morì: il Gesù bambino di cui si parla nel primo capitolo del vangelo di Matteo morì relativamente presto dopo il suo dodicesimo anno (ciò traspare dall’affresco del Bergognone; ma ne parlerò ancora; in realtà se quel bambino non fosse morto, Gesù non sarebbe stato crocifisso, bensì, per la stirpe regale, cioè salomonica, innalzato al trono; invece doveva verificarsi l’ostilità contro Gesù di Nazaret. Nell’ostilità contro il Gesù di Nazaret, che continuava a vivere, dovevano alla fine unirsi tutti i capi ufficiali del giudaismo).

 ESCAPE='HTML'