ALTRE CONFERME - LA PISTIS SOPHIA E DANTE

È necessario accennare ancora a due passi molto significativi. Il primo riguarda un antico scritto gnostico, il secondo la Divina commedia di Dante.
Lo scritto gnostico, conservato in lingua copta, è intitolato PISTIS SOPHIA, e contiene lunghi COLLOQUI IMMAGINATIVI, intrecciati ad immagini fluttuanti, FRA I DISCEPOLI E IL RISORTO. Una volta il dialogo verte sul salmo 85 (in certe edizioni della Bibbia è il n. 85), là dove dice: “La salvezza è vicina a quelli che lo temono:
la sua gloria abiterà nella nostra terra. GRAZIA E VERITÀ si incontreranno. GIUSTIZIA E PACE si baceranno. La verità GERMOGLIERÀ DALLA TERRA e la giustizia SI AFFACCERÀ DAL CIELO” (Salmo 84,11ss; in certe edizioni della Bibbia è il n. 84). “Maria rispose dicendo: “Mio Signore, per ciò che riguarda queste parole, profetizzate dalla tua forza per mezzo di Davide, la tua forza vi ha profetizzato di te stesso. Quando tu eri piccolo, prima che lo spirito discendesse su di te, mentre tu ti trovavi con Giuseppe in una vigna, lo spirito delle altezze si avvicinò. Venne verso di me nella mia casa, con le tue sembianze. Io non lo riconobbi e credevo che fossi tu. E lo spirito mi disse: “Dov’è Gesù, mio fratello, che lo vorrei incontrare?”. Io rimasi colpita da queste sue parole, credendo che fosse un fantasma che volesse tentarmi; lo presi e lo legai ai piedi del letto, nella mia casa, per venire da voi nei campi, da te e Giuseppe. Vi trovai nella vigna, dove Giuseppe stava piantando dei pali. Quando tu mi ascoltasti riferire l’accaduto a Giuseppe, comprendesti tutto, ti rallegrasti e dicesti: “Dov’è? Vorrei vederlo, perché già lo stavo aspettando”. E Giuseppe fu colpito nel sentirti parlare così. Rincasammo insieme e trovammo lo spirito legato al letto. Guardammo te e lui, trovando che gli rassomigliavi. Lo spirito legato al letto fu slegato, ti abbracciò e ti baciò; anche tu lo baciasti, e voi due diventaste uno solo” (cap. 61) (pag. 8 di http://digilander.libero.it/VNereo/pistis_sophia.pdf).
Non metterei questa immaginazione dall’apparenza fantastica in rapporto con la dueità di Gesù, se non fose riferita in connessione interiore con le parole di quel Salmo. Le due coppie di vocaboli “GRAZIA E VERITÀ”, “GIUSTIZIA E PACE”, nel modo spiritualmente esatto come sono usate nella Pistis Sophia, rendono precisamente la natura essenziale delle anime dei due Gesù. IL GESÙ SALOMONICO È IL PORTATORE DELLA “VERITÀ”, CIOÈ DELLA SAPIENZA ACQUISTATA NELLA STORIA TERRESTRE DELL’UMANITÀ; IL GESÙ NATANICO È TUTTO “GRAZIA”: UN ESSERE CELESTE CHE DONA SE STESSO. Il Gesù salomonico ha in sé la “pace”, che è la meta più alta a cui possa pervenire, maturando, l’essere umano; il Gesù natanico ha in sé la “giustizia”, che è l’aureola luminosa dell’esistenza superiore, che l’uomo terrestre NON può dare a se stesso, perché l’ha perduta nel paradiso, che il “nuovo Adamo” però porta con sé sulla terra come involucro animico (Krishna) dell’entità Cristo. I due si incontrano, si baciano, diventando uno solo: in loro diventano UNO l’uomo terrestre (“GERMOGLIERÀ DALLA TERRA”) e l’uomo celeste “SI AFFACCERÀ DAL CIELO”. LE PAROLE DEL SALMO SONO UNA PROFEZIA CHE SI È REALMENTE AVVERATA NELL’INFANZIA DI GESÙ. La Pistis Sophia, dettata da una percezione soprasensibile diretta, anche se non nitidissima (sulla quale ho meditato e medito dal 1970 circa), sfiora appena quel Salmo, come oggetto di colloqui col Risorto: subito ne scaturiscono immagini che danno l’impressione di una visione confusa e non compresa di qualcosa che in verità meriterebbe e richiederebbe di essere contemplata nella massima chiarezza. Nello spirituale ci sono, sì, immagini nitide, però sono percepite da noi umani in modo torbido e confuso, e il più delle volte non sono comprese. In modo simile è possibile supporre che sia stato talora intravisto qualche accenno immaginativo del mistero della due-ità di Gesù, finché ai giorni nostri la chiara indagine spirituale del Pontefice dei nuovi tempi Rudolf Steiner (la cui opera è in realtà la continuazione e l’ampliamento di quella di Giordano Bruno) piena di comprensione poté trasmetterne la limpida descrizione.
I sognanti e fluttuanti contenuti della Pistis Sophia non si fermano alla singolare immagine dei due bambini Gesù che diventano UNO. Maria da’ alle parole del Salmo anche un’altra interpretazione, applicandole alla duplicità della natura, umana e divina, del Cristo. Poi, anche “l’altra Maria” espone la sua interpretazione: riallacciandosi all’immagine del battesimo nel Giordano, parla della duplicità fra Gesù e Cristo. Infine Maria, la madre di Gesù, aggiunge ancora una terza interpretazione, parlando dell’incontro fra le due madri Maria ed Elisabetta, ed accennando alla duplicità fra Giovanni Battista e Gesù. Tutto ciò sembra una ricerca a tentoni di un’immagine nitida, avvertita come vicina, senza riuscire però a coglierla veramente. Se la si coglie immaginativamente, ne nasce un confuso quadro di sogno; se la si coglie mediante il pensare, cercandone l’interpretazione, manca ogni certezza.
Ogni tanto sorsero tentativi di illuminare il mistero dell’infanzia di Gesù. Oggi che il mistero è stato chiarito, l’uomo si stupisce davanti al vangelo, ma può ben riconoscere questo grande mistero della Provvidenza, capace di rendere possibile al Cristo di farsi uomo, mediante la duplice natura di Gesù. Perché in nessun luogo questo mistero potrà essere espresso più chiaramente di come fu espresso nel vangelo, col meraviglioso e silenzioso linguaggio delle apparenti contraddizioni!
Anche in Dante Alighieri si trova forse un velato accenno indiretto, non ai due bambini Gesù, ma alle due discordanti genealogie riportate da Matteo e da Luca. Nei canti X e XII del Paradiso il poeta descrive due gruppi di spiriti di grandi sapienti, o teologi, o filosofi. Ognuno dei due è costituito da dodici spiriti, undici dei quali sono teologi o pensatori cristiani, mentre UNO SOLO è un rappresentante dell’Antico Testamento. Questi due sono, per l’appunto, il Re Salomone e il profeta Natan. Ora la presenza di Salomone nel cielo dei “dottori” è ben giustificata: la sua sapienza fu tale, che “a veder tanto non surse il secondo” (Dante Alighieri, "Divina Commedia", X,114). Del tutto inspiegabile sembra invece, in questo contesto, la presenza di Natan, personaggio di cui la Bibbia non riferisce prove di particolare dottrina o sapienza. Cos’hanno in comune questi due personaggi, Salomone e Natan? Hanno in comune di essere entrambi figli di Davide e di essere entrambi menzionati, come figli di Davide, nelle due discordanti genealogie di Gesù.