COMPRENSIONE DELLE GENEALOGIE DEI VANGELI

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Delle due l’una: o la tua fede accetta il contenuto dei Vangeli oppure no. La mia fede nella forza spirituale che ispirò tali contenuti mi spinge ad accettare per vere le due differenti genealogie vale a dire a testimoniare che esse NON siano una svista dello Spirito Santo sulla quale si possa facilmente sorvolare in nome di una fede confessionale. Pertanto la logica di realtà riguardante quei contenuti rende possibile la presa d’atto del seguente evangelo, o buona novella, o novità buona, che per forza di cose dovrà farsi strada nelle coscienze degli uomini del terzo millennio nella misura in cui preferiranno liberarsi dall’allucinazione del mistero del Golgota (cfr. ibid.) predicata dal cattolicesimo per duemila anni.
All’inizio della nostra era nacquero DUE BAMBINI GESÙ: uno di loro discendeva dalla linea natanica della stirpe di Davide, l’altro dalla linea salomonica della medesima stirpe.
Quei due bambini non nacquero esattamente nello stesso tempo, ma quasi.
Nel fanciullo Gesù salomonico, descritto dal vangelo di Matteo, si incarnò la medesima individualità che nel passato era vissuta sulla Terra come Zaratustra. Dunque è il REINCARNATO Zaratustra che ci si presenta nel fanciullo Gesù di quel vangelo, e si tratta qui della crescita di Gesù fino ai dodici anni. Al dodicesimo anno Zaratustra abbandona il corpo di quel fanciullo e si trasferisce (vedi spiegazione alla pag. "REINCARNAZIONE DI ZARATUSTRA - DINAMICHE") nel corpo dell’altro fanciullo Gesù di cui ci narra il vangelo di Luca. Ecco perché il fanciullo Gesù del vangelo di Luca diventa improvvisamente diverso da com’era prima e i suoi genitori rimangono stupiti, quando lo ritrovano a Gerusalemme nel tempio: dopo che era penetrato in lui lo spirito di Zaratustra. Questo è accennato dal fatto che il fanciullo, dopo essere stato smarrito e poi ritrovato nel tempio di Gerusalemme, parlava in modo che i suoi genitori non lo riconobbero: non lo riconobbero, in quanto appunto conoscevano il loro bambino (il bambino Gesù natanico) solo come era prima. Quando invece si mise a discorrere coi dottori della Legge, nel tempio, lo fece in quel modo, perché lo spirito di Zaratustra era penetrato in lui. E fino al 30° anno lo spirito di Zaratustra visse in quest’altro corpo nato dalla linea natanica della casa di Davide, raggiungendovi una maturità ancora più alta. Una caratteristica importante da tenere presente è che l’entità luminosa che irradiava animicamente in questa corporeità del vangelo di Luca era il Budda! Per questo motivo, la tradizione orientale ritiene, giustamente, che il Budda sia nato come “bodhisattva” e che nella sua vita terrena sia asceso alla dignità di Budda solo all’età di 29 anni.
Quando il Gotama Budda era bambino, alla reggia di suo padre giunse il grande saggio indiano Asita, che piangeva perché, da veggente, era in grado si sapere che quel giovanissimo principe sarebbe divenuto il Buddha, e che egli stesso, essendo già molto vecchio, non avrebbe potuto assistere a quel grande evento. Quel saggio si reincarnò al tempo di Gesù di Nazaret, ed è il vecchio sacerdote Simeone di cui il vangelo di Luca ci narra che nel tempio vide nel bambino Gesù natanico manifestarsi il Messia. Per cui esclamò: “Ora lascia, Signore, che il tuo servo se ne vada in pace, poiché ho veduto il mio maestro” (Lc 2,25-32). Ciò che non aveva potuto vedere quella volta in India, egli ora lo vedeva attraverso l’anima del bambino Gesù di cui racconta il vangelo di Luca. Era il Bodhisattva divenuto Budda!
Tutto ciò fu necessario perché potesse formarsi il corpo che più tardi ricevette nel Giordano il battesimo di Giovanni. A quel punto l’individualità di Zaratustra abbandonò il corpo fisico, la vitalità e l’anima di quel Gesù che, proprio per poterla ospitare, era andato sviluppandosi in modo così complesso. Il rinato Zaratustra dovette attraversare due diverse modalità di sviluppo, offerte appunto dai due bambini Gesù. AL BATTISTA SI PRESENTÒ DUNQUE IL CORPO DI GESÙ DI NAZARET, ENTRO IL QUALE DA ALLORA OPERÒ L’ENTITÀ COSMICA DEL CRISTO, IL QUALE ASSUNSE KRISHNA STESSO COME SUO INVOLUCRO ANIMICO NELL’INCARNAZIONE IN GESÙ DI NAZARET, IL QUALE ORA SPLENDEVA DELLA SUA LUCE E DI TUTTO IL BRAHMAN!
Negli altri uomini le leggi spirituali-cosmiche operano solo in quanto li introducono nella vita terrestre. Nel Cristo Gesù, dopo il battesimo di Giovanni, le forze spirituali cosmiche rimasero operanti in modo esclusivo, senza essere in alcun modo influenzate dalle leggi dell’evoluzione terrestre.
Mentre Gesù di Nazaret, quale Cristo Gesù, negli ultimi tre anni della sua vita viveva e si muoveva sulla terra, in Palestina l’intera entità cosmica del Cristo agì ininterrottamente in lui. Il Cristo rimase sempre sotto l’influsso dell’intero cosmo. Quello che in tal modo si verificava in Gesù di Nazaret era un continuo avverarsi dell’oroscopo: infatti in ogni momento si verificava ciò che di solito avviene soltanto nel momento della nascita.
Ciò poté avverarsi solamente per il fatto che l’intero corpo del Gesù natanico era rimasto influenzabile da parte della totalità delle forze delle gerarchie spirituali cosmiche che guidano la nostra terra.
Gli angeli, gli arcangeli, le archai, le exousiai (o potestà), le dynamies (o virtù), le dominazioni, i troni, i cherubini e i serafini sono quelle forze. La loro funzione è quella di tenere insieme i corpi celesti, i quali non sono altro che loro materializzazioni, e che corrispondono rispettivamente a Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove,, Saturno, alle costellazioni zodiacali, ed al restante cielo oltre lo zodiaco: lo spirito del cosmo è in loro.
Se dunque era l’intero spirito del cosmo ad agire in tal modo nel Cristo Gesù, chi era a recarsi, poniamo, a Cafarnao o in qualsiasi altro luogo? Quell’essere che si muoveva sulla faccia della terra aveva, sì, l’apparenza di un uomo qualsiasi; ma le forze operanti in lui erano cosmiche; provenivano dal sole e dalle stelle: erano tali forze a dirigere quel corpo. E tutto ciò che il Cristo Gesù faceva, avveniva in modo conforme alla natura complessiva dell’universo con cui la terra è congiunta. Per questa ragione nei vangeli è così spesso velatamente accennata, per le azioni del Cristo Gesù, la posizione degli astri. Si veda ad esempio nel vangelo di Giovanni come il Cristo trova i suoi primi discepoli. Vi troviamo le parole: “Era allora circa l’ora decima”, perché lo spirito dell’intero cosmo si esprimeva in quel fatto, in conformità a condizioni di tempo. Accenni di questo genere sono talvolta meno espliciti in altri passi dei vangeli; chi però è in grado di leggere i vangeli, li ritrova dappertutto (cfr., ad es., anche: Mc 15,25; Lc 23.44; Gv 4,6;19,14).
Da questo punto di vista vanno per esempio giudicati i miracoli di certe guarigioni. Sottolineo, ad esempio, il passo dove si legge: “Quando il sole fu tramontato, gli portarono gli ammalati ed egli li guarì” (Mc 1,32). Cosa significa? Qui l’evangelista mette in rilievo che quella guarigione era connessa con tutta la posizione degli astri, e che in quel momento esisteva una situazione cosmica condizionata dal fatto che il sole era tramontato. Si vuol mettere in evidenza che, in quelle circostanze di tempo, le forze di guarigione necessarie potevano manifestarsi solamente dopo il tramonto del sole. Qui il Cristo Gesù è presentato come il mediatore che mette il malato in rapporto con le forze del cosmo che proprio in quel momento potevano agire terapeuticamente. SONO LE STESSE FORZE CHE AGIVANO COME CRISTO IN GESÙ. La guarigione avveniva per la presenza del Cristo, grazie alla quale il malato era esposto alle forze cosmiche che per lui risultavano curative, che potevano agire soltanto in quelle determinate condizioni di spazio e di tempo. Le forze del cosmo agivano sull’ammalato tramite il loro rappresentante, il Cristo.
Solo però al tempo in cui il Cristo dimorò sulla Terra quelle forze poterono agire a quel modo. Soltanto allora esisteva fra le costellazioni cosmiche e le forze dell’organismo umano un rapporto tale da poter produrre la guarigione di certe malattie, quando tramite il Cristo Gesù la costellazione cosmica agiva sull’uomo. Secondo la conoscenza del cielo (astrologia spirituale o astrosofia) è solo in quel tempo che esisteva un rapporto fra le costellazioni visibili nel cielo e i segni zodiacali potenzialmente terapeutico, vale a dire quando, tramite l’Agnello-Cristo-Gesù, la costellazione dell’Ariete agiva sull’uomo; è noto che il primo segno zodiacale sia connesso con la testa dell’uomo (anche qui vi è un simbolo del monte Calvario o Cranio, o Golgota): il primo organo che viene alla luce durante la nascita è appunto il capo umano. In quel tempo, la testa, l’agnello del sacrificio pasquale (nell’astrologia ebraica l’Agnello è l’Ariete), il punto precessionale solare di quella primavera, ed il Cristo Gesù erano un tutt’uno. Infatti l’Agnello-Cristo-Gesù fu sacrificato nel luogo del Golgota, che significa luogo del cranio. E in quella primavera, il segno Ariete e la costellazione dell’Ariete coincidevano esattamente. Nel periodo egizio la primavera incominciava col Sole nella costellazione del Toro, da qui l’adorazione del bue Api, Oggi, quinto periodo post-atlantico, il Sole di primavera è fra la costellazione dei Pesci e quella dell’Acquario, ma si potrebbe dire che è già quasi entrato nell’Acquario. Nel quarto periodo, quello greco-romano, i greci sistematizzarono le dodici costellazioni cosmiche nei 360 gradi del cerchio zodiacale e diedero ad ognuna un uguale arco di 30 gradi perché in quel periodo la precessione equinoziale, cioè il moto del Sole secondo la direzione delle lancette dell’orologio sul cerchio zodiacale ed il moto antiorario dei segni relativi alle stagioni ed alla psicofisiologia umana, coincidevano esattamente. I greci fecero tale sistematizzazione tenendo conto del loro periodo, ed agirono correttamente. Una coincidenza di questo tipo fra cielo e terra era attesa dai tempi dei tempi ed era conosciuta dai magi orientali. L’uomo del terzo millennio conoscerà che una ripetizione di tali condizioni, sia cosmiche, sia terrestri, è altrettanto impossibile quanto una seconda incarnazione del Cristo in un corpo umano.
Così considerata, la vita del Cristo Gesù appare come l’espressione terrestre di un determinato rapporto fra il cosmo ed il corpo umano.
La presenza di un malato a fianco del Cristo significa che questo infermo, grazie alla vicinanza del Cristo, si trovava in un rapporto col macrocosmo, tale da poter esplicare un’azione terapeutica su di lui.
Nel terzo millennio si scoprirà sempre più che tra l’astrologia tradizionale odierna, che magari si oppone ai vangeli o alla comprensione scientifico-spirituale di essi, o all’esoterismo in generale, e l’astrologia spirituale intesa come continuazione dell’opera di Giordano Bruno, vi è una straordinaria differenza.