COSMICITÀ DI CRISTO & MISTERO DI GESÙ

COSMICITÀ DEL CRISTO. Dal tempo del mistero del Golgota fino al sorgere dell’esoterismo moderno si svolge la prima epoca dell’elaborazione del principio-Cristo nelle anime degli uomini. In quel periodo gli uomini accolsero il Cristo, inconsapevoli delle loro più alte forze spirituali; cosicché più tardi, quando furono costretti ad accoglierlo coscientemente, commisero ogni sorta di errori, e quanto alla comprensione del Cristo vennero a trovarsi in un labirinto. È possibile osservare che nei primi tempi del cristianesimo il principio-Cristo fu accolto in certe forze subordinate dell’anima. Seguì poi il periodo odierno (quinto post-atlantico), in cui si è ancora solo all’inizio della comprensione del principio-Cristo da parte delle forze superiori dell’anima. Il regresso della conoscenza soprasensibile fino al secolo tredicesimo e la sua grande rinascita da allora in poi, in forma diversa, coincidono con l’intervento dell’IMPULSO-CRISTO nell’evoluzione dell’umanità. Così l’esoterismo moderno può essere inteso come l’elevazione dell’impulso-Cristo ad elemento propulsore della guida delle anime che vogliono conquistarsi una conoscenza dei mondi superiori, conforme alle condizioni evolutive del tempo presente.
La scienza che, sotto il segno della ROSACROCE, è penetrata nella nostra civiltà dal dodicesimo, tredicesimo secolo e di cui ho mostrato la necessità a partire da quel momento, insegna a parlare del Cristo come della guida anche delle gerarchie superiori, nella successione dei mondi. Ecco che cosa si può rilevare se da questo punto di vista si considera più a fondo l’entità che visse in Palestina per compiere il mistero del Golgota.
Nel passato e fino ad oggi ci sono state molte diverse concezioni del Cristo. Ecco per esempio l’idea che se ne erano fatta certi gnostici cristiani dei primi secoli, che dicevano: “Il Cristo che visse in Palestina non era per niente presente in un corpo fisico di carne”; egli avrebbe avuto soltanto un corpo apparente, un corpo vitale divenuto fisicamente visibile. Quindi anche la sua morte in croce non sarebbe stata una morte reale, bensì solo apparente, appunto perché era presente soltanto un corpo vitale. Più tardi ritroviamo fra i seguaci del cristianesimo le varie controversie, per esempio il conflitto tra gli ariani e gli atanasiani, ecc., ed anche in questi casi le interpretazioni sulla natura del Cristo divergono quanto mai. Fino ad oggi ci sono ancora fra gli uomini le idee più diverse intorno al Cristo.
La scienza dello spirito riconosce nel Cristo un’entità non soltanto terrestre, ma anche cosmica. L’uomo stesso è in tale prospettiva generale un essere cosmico: vive una duplice vita, una nel corpo fisico, fra la nascita e la morte, e un’altra nei mondi spirituali, fra la morte e una nuova nascita. Quando è incarnato in un corpo fisico, l’uomo vive in dipendenza dalla terra, perché il corpo fisico è appunto condizionato dall’ambiente e dalle forze terrestri. Ma l’uomo non si limita ad accogliere in sé le sostanze e le forze della terra, dato che è proprio inserito nell’intero organismo terrestre fisico, che gli appartiene. Quando invece è passato per la porta della morte, l’uomo non appartiene alle forze della terra; sarebbe tuttavia errato immaginarsi che allora non appartenga a nessun genere di forze: egli allora è congiunto alle forze del sistema solare e degli altri sistemi stellari. Fra la morte e una nuova nascita l’uomo vive nell’elemento cosmico, come nel tempo fra la nascita e la morte vive nell’ambito terrestre. Fra la morte e la nuova nascita l’uomo appartiene al cosmo, come sulla Terra appartiene agli elementi aria, acqua, terra, ecc. In quanto attraversa la vita fra morte e nuova nascita, egli penetra nella sfera d’azione cosmica. Dai pianeti non giungono solamente le forze fisiche di cui tratta l’astronomia, come la forza di gravità ed altre, bensì anche forze spirituali. Con queste forze spirituali l’uomo è congiunto a seconda della sua particolare individualità. Se per esempio nasce in Europa vive in una connessione diversa con le condizioni del calore, ecc., che se fosse nato, poniamo, in Australia. Analogamente, nella vita fra morte e nuova nascita, vi è chi ha un rapporto più stretto con le forze di Giove, chi con quelle di Marte, chi con quelle dell’intero sistema planetario nel suo complesso, e così via. Sono queste forze a ricondurre poi di nuovo l’uomo sulla terra. Così egli trascorre il tempo che precede una nascita stando in connessione con l’intero spazio stellare.
Dipende egualmente da questi particolari rapporti di un uomo col sistema cosmico il modo in cui si configurano le forze che lo indirizzano verso questa o quella coppia di genitori, verso questa o quella regione terrestre. L’impulso ad incarnarsi in un luogo piuttosto che in un altro, in questa o in quella famiglia, in questo popolo o in un altro, in quel dato momento invece che in un altro, dipende appunto da come l’uomo si trova inserito nel cosmo prima della nascita.
In tempi più antichi esisteva nell’ambito linguistico tedesco un’espressione oltremodo significativa per definire la nascita di un uomo, si diceva che era DIVENTATO GIOVANE in questo o quel luogo. In questo modo di dire si riscontra un inconsapevole accenno al fatto che, nel tempo fra la morte e la nuova nascita, l’uomo continui dapprima a soggiacere alle forze che nella precedente incarnazione lo hanno reso vecchio e che poi si sostituiscano ad esse, ancora prima della nascita, altre forze che lo rendono nuovamente “giovane”. Così Goethe per dire “nato in Germania” usa ancora nel Faust l’espressione “divento giovane nel paese delle nebbie, dove “paese delle nebbie è l’antico nome per la Germania medioevale.

MISTERO DI GESÙ. La possibilità di trarre l’oroscopo si fonda sulla verità che chi si intende di queste cose è capace di decifrare le forze secondo le quali l’uomo penetra nell’esistenza fisica. A un uomo corrisponde un determinato oroscopo perché in quell’oroscopo si esprimono le forze che lo hanno portato nell’esistenza. Così ad esempio se nel tuo oroscopo Marte si trova davanti all’Ariete, significa, significa che certe forze dell’Ariete non sono lasciate passare da Marte, e che perciò vengono attentiate. Tali forze nel soggetto non provengono dunque da fuori, ma da dentro; e questo (e non altro) è il motivo per cui avrà le caratteristiche di Marte in Ariete! L’uomo viene dunque a collocarsi nell’esistenza fisica e l’oroscopo gli conferisce la direttiva, PRIMA del suo ingresso nella vita terrestre. Un argomento come questo, che ai giorni nostri sembra tanto azzardato, non va menzionato senza sottolineare che quasi tutto ciò che oggi si fa in questo campo è il più puro dilettantismo, una vera superstizione, e che la vera scienza di queste cose è andata in massima parte perduta. Non bisogna quindi giudicare le affermazioni di principio sopra accennate, alla stregua di ciò che attualmente conduce un’ambigua esistenza col nome di astrologia.
Ciò che spinge gli uomini verso l’incarnazione fisica sono le forze attive nel mondo degli astri.
Quando la coscienza, capace di osservare in modo scientifico-spirituale, osserva un uomo, può realmente percepire nella sua organizzazione il risultato del concorso di forze cosmiche.
Mostrare ciò in forma ipotetica, ma pienamente rispondente alle percezioni chiaroveggenti, può essere fatto come segue: se si estraesse un cervello umano e se ne esaminasse chiaroveggentemente la struttura, osservandone le singole parti e le propaggini che ne scaturiscono, si troverebbe che in ogni uomo il cervello è differente. Non esistono due uomini che abbiano un cervello identico. Se lo si potessimo fotografare in ogni sua struttura in modo da avere una specie di semisfera in cui fossero visibili tutti i particolari, questa immagine sarebbe diversa per ogni uomo. E se si fotografasse il cervello nel momento della nascita, confrontandolo con la fotografia dello spazio celeste esattamente sovrastante al luogo di nascita di quell’uomo, le due immagini si corrisponderebbero esattamente (questa cosa potrà essere forse attuata dai mezzi tecnologici attuali da ricercatori interessati e scevri da preconcetti). Così come sono disposte certe parti del cervello, allo stesso modo lo sono le stelle nell’immagine del cielo. L’uomo ha in sé un’immagine dello spazio celeste, e precisamente ognuno un’immagine diversa, a seconda del luogo e del momento della sua nascita. Questo per dire che l’uomo trae la sua origine dal mondo intero.
L’elemento macrocosmico si manifesta nell’uomo singolo. Tanto più si può acquisire l’idea di come il macrocosmico si mostri nel Cristo. Se ci si raffigurasse che nel Cristo DOPO il battesimo nel Giordano l’elemento macrocosmico sia vissuto come in un altro uomo, se ne avrebbe un concetto sbagliato.
Si consideri innanzitutto Gesù di Nazaret, nel quale si verificarono condizioni di esistenza del tutto particolari. Quanto affermo ora è la mia testimonianza di studioso della precessione solare rilevabile nel periodo in cui la posizione delle dodici costellazioni della fascia zodiacale coincideva con quella dei dodici segni astrologici del circolo zodiacale (tale periodo lo considero un evento e non un processo, perché come processo ha ben poche probabilità di ripetersi in quanto la durata dell’anno cosmico o platonico è di ventiseimila anni, e precisamente di 25920 anni, da calcolare a partire dall’anno zero; dunque è improbabile che tale corrispondenza fra costellazioni e segni si verifichi ancora su questo pianeta, perché tutto è in moto e cambia costantemente secondo cosmica evoluzione): l’ENTITÀ COSMICA del Cristo agì interrottamente in Gesù di Nazaret: il Cristo rimase ininterrottamente sotto l’influsso di tutto il Cosmo; CIÒ CHE SI VERIFICÒ NEL CERVELLO DI GESÙ DI NAZARET DURANTE I TRE ANNI DEL SUO APOSTOLATO (dal battesimo nel Giordano fino alla morte sul monte Golgota), UNICI ED ULTIMI DELLA SUA VITA, FU UN INTERROTTO AVVERARSI DELL’OROSCOPO. CIÒ DOVEVA CAPITARE IN QUEL PERIODO PREVISTO DAI MAGI DELL’ORIENTE, I QUALI SAPEVANO SCRUTARE IL CIELO. Cosa significa? Significa che ciò che per ognuno di noi avviene solo nel momento della nascita come influsso stellare, negli ultimi tre anni di vita del Cristo Gesù si verificò ogni istante di ogni giornata per tutto quel periodo.
Si può dunque mostrare - e lo farò nei prossimi scritti (che, come questo, saranno trascrizioni di un manoscritto di miei appunti antroposofici del 1988) - che non vi è solo un mistero del Cristo ma anche un mistero di Gesù, che gli evangelisti vollero indicare con le DUE GENEALOGIE DI GESÙ DI NAZARET e CHE L’UMANITÀ DEL TERZO MILLENNIO DOVRÀ “VEDERE” PER ACCORGERSI CHE È POSSIBILE LIBERARSI DELLA COMPRENSIONE-ALLUCINAZIONE DELL’EVENTO DEL GOLGOTA. QUESTO SARÀ VEDERE IL CRISTO NELLA SUA COSMICITÀ: IL SECONDO AVVENTO DEL CRISTO È APPUNTO QUESTO. È IL RENDERSI VISIBILE DELLA SUA COSMICITÀ NEL MONDO VITALE DEL SANO PENSARE UMANO: NEL PENSARE IN QUANTO UNIVERSALE (universale = cattolico in greco; il terzo millennio, cioè il tempo odierno, è anche quello in cui il pensare umano sarà compreso come universale).